La protesi monocompartimentale di ginocchio prevede la sostituzione della superficie articolare di un unico compartimento del ginocchio ed è quindi un intervento risolutivo, molto meno invasivo rispetto ad una protesi totale.
I primi casi di questa tipologia risalgono alla fine degli anni 60, quando gli ortopedici MacIntosh e McKeever fecero i primi interventi di posizionamento di un disco protesico su un piatto tibiale danneggiato che non portarono però a grandi risultati.
Negli anni 90 invece, ci fu una rivalutazione di questa tecnica chirurgica, con modifiche dei materiali impiantati e dei tagli ossei che portarono a risultati soddisfacenti e a quella che sarebbe diventata una vera e propria rivoluzione nella chirurgia protesica del ginocchio.
I vantaggi della protesi monocompartimentale rispetto alla protesi totale sono:
La scelta del paziente adeguato e dell’impianto corretto nella sostituzione protesica monocompartimentale del ginocchio è la chiave del successo in questo tipo di tecnica.
Questa procedura infatti è utilizzata principalmente nei pazienti con legamenti crociati integri e funzionali e in assenza di importante condropatia femoro-rotulea e di deviazioni assiali.
La durata dell’intervento chirurgico è di circa 1 ora e l’anestesia è spinale o spinale selettiva.
Il paziente viene messo in piedi il giorno successivo all’intervento e viene educato alla deambulazione autonoma con canadesi.
Per l’intervento di protesi monocompartimentale sono sufficienti 2-3 giorni di ricovero, successivamente il paziente assume un’autonomia funzionale per cui può essere dimesso ed eseguire fisioterapia 2-3 volte la settimana per circa 20 giorni.
La deambulazione senza stampelle avviene circa ad 1 mese post intervento; il paziente può guidare la macchina dopo 4-6 settimane.
Il dott. Paolo Lucci, specialista in Ortopedia e Traumatologia, opera alla Salvator Mundi International Hospital, all’Ospedale Israelitico e allo studio fisioterapico Fisio Plus Roma, in via Donatello (zona Flaminio).
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